Assunzione della B.V. Maria, solennità – Luca 1,39-56.

a cura di Giovanna Busolini

(Sottolineature, grassetti e note sono i miei. Immagini tratte dal WEB.)

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Apocalisse 11,19a.12,1-6a.10ab.

Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.

Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.

Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.

Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.

La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.

Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 44 (45)

R. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. R.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. R.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re. R.

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 15,20-26. 

Fratelli, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.
Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.
Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.
L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,39-56.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».

Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Carissimi tutti,

il Vangelo canonico dell’Assunzione di Maria al Cielo, non avendo testi scritti dagli Evangelisti ci riporta la visita di Maria SS. alla cugina Elisabetta e il Canto del Magnificat.

Dai testi valtortiani abbiamo invece una dettagliata e precisa cronistoria di quest’avvenimento, importantissimo, in quanto è la prova di quale era il progetto di Dio per gli uomini se non avessero commesso il Peccato Originale: una serena dormizione e poi il risveglio alle porte del Paradiso in anima e corpo glorificato.

Riporto qui di seguito il solo testo dell’Assunzione gloriosa di Maria al Cielo, invitandovi alla lettura completa della Dormizione nei testi editi dal CEV o  cliccando sul seguente link per scaricare il file pdf:

http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10649.pdf –

Il file audio della Dormizione può invece essere ascoltato aprendo il link a inizio pagina, come al solito

 

Maria Valtorta – L’Evangelo come mi è stato rivelato, 650 – ed. CEV.

8 dicembre 1951.

Quanti giorni sono passati? È difficile stabilirlo con sicurezza. Se si giudica dai fiori che fanno corona intorno al corpo esanime, si dovrebbe dire che sono passate poche ore. Ma se si giudica dalle fronde d’ulivo su cui posano i fiori freschi, fronde dalle foglie già appassite, e dagli altri fiori vizzi, posati come tante reliquie sul coperchio del cofano 1), si deve concludere che sono passati dei giorni ormai.

Ma il corpo di Maria è quale era appena spirata. Nessun segno di morte è sul suo volto, sulle piccole mani. Nessun odore sgradevole è nella stanza. Anzi aleggia in essa un profumo indefinibile che sa d’incenso, di gigli, di rose, di mughetti e di erbe montane, insieme mescolati.

Giovanni, che chissà mai da quanti giorni veglia, si è addor­mentato, vinto dalla stanchezza, stando seduto sullo sgabello, con le spalle appoggiate al muro, presso la porta aperta che dà sulla terrazza.

La luce della lanterna, posata al suolo, lo illumina da sotto in su e permette di vedere il suo volto stanco, pallidissimo, meno che intorno agli occhi arrossati dal piangere.

L’alba deve essere ormai incominciata, perché il suo debole chiarore rende visibili all’occhio la terrazza e gli ulivi che circondano la casa, chiarore che si fa sempre più forte e che, penetrando dalla porta, fa più distinti anche gli oggetti della camera, quelli che, per essere lontani dalla lucernetta, prima si intravvedevano appena.

Ad un tratto una gran luce empie la stanza, una luce argentea, sfumata d’azzurro, quasi fosforica, e sempre più cresce, annullando quella dell’alba e quella della lucerna. Una luce uguale a quella che innondò la grotta di Betlemme al momento della Natività divina.

 Poi, in questa luce paradisiaca, si palesano delle creature angeliche, luce ancor più splendida nella luce già tanto potente apparsa per prima. Come già avvenne quando gli angeli apparvero ai pastori, una danza di scintille d’ogni colore si sprigiona dalle loro ali dolcemente mosse, dalle quali viene come un mormorio armonico, arpeggiato, dolcissimo. Le creature angeliche si dispongono a corona intorno al lettuccio, si curvano su di esso, sollevano il corpo immobile e, con un più forte agitar d’ali, che aumenta il suono già esistente prima, per un varco apertosi prodigiosamente nel tetto, come pro­digiosamente s’aprì il Sepolcro di Gesù, se ne vanno, portando seco loro il corpo della loro Regina, santissimo, è vero, ma non ancora glorificato e perciò ancora soggetto alle leggi della materia, soggezione a cui non era più soggetto il Cristo perché già glorificato quando risorse da morte.

Il suono dato dalle ali angeliche aumenta, ed è ora potente come un suono d’organo. Giovanni, che s’era già, pur rimanendo addormentato, smosso due o tre volte sul suo sgabello, come fosse disturbato dalla gran luce e dal suono delle ali angeliche, si desta totalmente per quel suono potente e per una forte corrente d’aria che, scendendo dal tetto scoperchiato ed uscendo dalla porta aperta, forma come un gorgo che agita le coperture del letto ormai vuoto e le vesti di Giovanni, spegnendo la lucerna e chiudendo con un forte picchio la porta aperta.

L’apostolo si guarda intorno, ancor mezzo assonnato, per rendersi conto di ciò che avviene. Si accorge che il letto è vuoto e che il tetto è scoperto. Intuisce che un prodigio è avvenuto. Corre fuori sulla terrazza e, come per un istinto spirituale o per un richiamo celeste, alza il capo, facendosi solecchio con la mano per guardare senza avere l’ostacolo del nascente sole negli occhi. E vede. Vede il corpo di Maria, ancor privo di vita ed in tutto uguale a quello di persona dormente, che sale sempre più in alto, sostenuto dallo stuolo angelico. Come per un ultimo saluto, un lembo del manto e del velo si agitano, forse per azione del vento suscitato dalla rapida assunzione e dal moto delle ali angeliche, e dei fiori, quelli che Giovanni aveva disposti e rinnovati intorno al corpo di Maria, e certo rimasti tra le pieghe delle vesti, piovono sulla terrazza e sulla terra del Getsemani, mentre l’osanna potente dello stuolo angelico si fa sempre più lontano e quindi più lieve.

Giovanni continua a fissare quel corpo che sale verso il Cielo e, certo per un prodigio concessogli da Dio, per consolarlo e per premiarlo del suo amore alla Madre adottiva, egli vede, distintamente, che Maria, avvolta ora dai raggi del sole che è sorto, esce dall’estasi che le ha separata l’anima dal corpo, torna viva, sorge in piedi, perché ora Lei pure fruisce dei doni propri ai corpi già glorificati.

Giovanni guarda, guarda. Il miracolo che Dio gli concede gli dà potere, contro ogni legge naturale, di vedere Maria quale è ora mentre sale ratta verso il Cielo, circondata, ma non più aiutata a salire, dagli angeli osannanti. E Giovanni è rapito da quella visione di bellezza che nessuna penna d’uomo, né parola umana, né opera di artista potrà mai descrivere o riprodurre, perché è di una bellezza indescrivibile.

Giovanni, stando sempre appoggiato al muretto della terrazza, continua a fissare quella splendida e splendente forma di Dio – perché realmente può dirsi così Maria, formata in modo unico da Dio, che la volle immacolata, perché fosse forma al Verbo incarnato – che sale sempre più in alto. E un ultimo, supremo prodigio concede Iddio-Amore a questo suo perfetto amatore: quello di vedere l’incontro della Madre SS. col suo SS. Figlio che, Lui pure splendido e splendente, bello di una bellezza indescrivibile, scende ratto dal Cielo, raggiunge la Madre, se la stringe sul cuore, e insieme, più fulgenti di due astri maggiori, con Lei ritorna da dove è venuto.

Il vedere di Giovanni è finito. Egli abbassa il capo. Sul suo volto stanco sono presenti e il dolore per la perdita di Maria e il gaudio per la sua gloriosa sorte. Ma ormai il gaudio supera il dolore. Egli dice:

 «Grazie, mio Dio! Grazie! Io presentivo che questo sarebbe accaduto. E volevo vegliare, per non perdere nessun episodio della sua Assunzione. Ma erano ormai tre giorni che non dormivo! Il sonno, la stanchezza, congiunti alla pena, mi hanno abbattuto e vinto proprio quando era imminente l’Assunzione…

Ma forse Tu stesso l’hai voluto, o Dio, perché io non turbassi quel momento e non soffrissi troppo… Sì. Certo Tu lo hai voluto, come ora volesti che io vedessi ciò che senza un tuo miracolo non avrei potuto vedere.

Mi hai concesso di vederla ancora, benché già tanto lontana, già glorificata e glo­riosa, come mi fosse vicina. E rivedere Gesù! Oh! visione beatissima, insperata, insperabile! O dono dei doni di Gesù-Dio al suo Giovanni! Grazia suprema! Rivedere il mio Maestro e Signore! Vedere Lui presso la Madre! Lui simile a sole e Lei a luna, splendidissimi entrambi, e per esser gloriosi e per esser fe­lici d’esser riuniti in eterno!

Che sarà il Paradiso ora che Voi vi splendete, Voi, astri maggiori della Gerusalemme celeste? Quale il gaudio degli angelici cori e dei santi? È tale la gioia che m’ha dato il vedere la Madre col Figlio, cosa che annulla ogni sua pena, ogni loro pena, anzi, che anche la mia cessa, e in me subentra la pace.

Dei tre miracoli che avevo chiesti a Dio, due si sono compiuti. Ho visto tornare la vita in Maria, e la pace la sento tornare in me. Ogni mia angoscia cessa, perché vi ho visti riuniti nella gloria. Grazie di ciò, o Dio.

E grazie per avermi dato modo, anche per una creatura, santissima ma sempre umana, di vedere quale è la sorte dei santi, quale sarà dopo l’ultimo giudizio, e la risurrezione delle carni, e la loro rincongiunzione, la loro fusione con lo spirito, salito al Cielo all’ora della morte. Non avevo bisogno di vedere per credere. Perché io ho sempre creduto fermamente ad ogni parola del Maestro.

Ma molti dubiteranno che, dopo secoli e millenni, la carne, fatta polvere, possa tornare corpo vivente. A costoro io potrò dire, giurandolo sulle cose più eccelse, che non solo il Cristo tornò vivo, per suo proprio potere divino, ma che anche la Madre sua, tre dì dopo la morte, se morte può dirsi tal morte,riprese vita, e con la carne riunita all’anima prese la sua eterna dimo­ra in Cielo, al fianco del Figlio. Potrò dire:

“Credete, o cristiani tutti, nella risurrezione della carne, alla fine dei secoli, e alla vita eterna e dell’anima e dei corpi, vita beata per i santi, orrenda per i colpevoli impenitenti. Credete e vivete da santi, co­me da santi vissero Gesù e Maria, per avere la loro stessa sorte. Io ho visto i loro corpi salire al Cielo. Ve lo posso testimoniare. Vivete da giusti per potere un giorno essere nel nuovo mondo eterno, in anima e corpo, presso Gesù-Sole e presso Maria, Stella di tutte le stelle.”

Grazie ancora, o Dio! Ed ora raccogliamo quanto resta di Lei. 

I fiori caduti dalle sue vesti, le fronde degli ulivi rimaste sul letto, e conserviamoli. Serviranno… Sì, serviranno a dare aiuto e consolazione ai miei fratelli, invano attesi. Prima o poi li ritroverò…»

Raccoglie anche i petali dei fiori sfogliatisi nel cadere, rientra nella stanza tenendoli in un lembo della veste.

Nota allora più attentamente l’apertura del tetto ed esclama:

«Un altro prodigio! E un’altra mirabile proporzione nei prodigi della vita di Gesù e Maria! Egli, Dio, da Sé risorse, e col suo solo volere ribaltò la pietra del Sepolcro, e col suo solo potere ascese al Cielo. Da solo.

Maria, santissima ma figlia dell’uomo, per aiuto angelico ebbe aperto il varco per la sua as­sunzione al Cielo e, sempre per aiuto angelico, è stata assunta là.

Nel Cristo lo spirito tornò ad animare il Corpo mentre esso era ancora sulla Terra, perché così doveva essere, per far tacere i suoi nemici e per confermare nella fede i suoi seguaci tutti. In Maria lo spirito è tornato quando il Corpo santissimo era già sulle soglie del Paradiso, perché per Lei non era necessario più altro.

Potenza perfetta dell’infinita Sapienza di Dio…».

Giovanni ora raccoglie in un telo i fiori e le fronde rimasti sul lettuccio, vi unisce quelli raccolti fuori e li depone tutti sul coperchio del cofano. Poi lo apre e vi colloca il guancialetto di Maria, la coperta del lettuccio; scende nella cucina, raccoglie altri oggetti usati da Lei – il fuso e la conocchia, le sue stoviglie – e le unisce alle altre cose.

Chiude il cofano e si siede sullo sgabello esclamando:

«Ora tutto è compiuto anche per me! Ora posso andare, liberamente, là dove lo Spirito di Dio mi condurrà. Andare! Seminare la divina Parola che il Maestro mi ha data perché io la dia agli uomini.

Insegnare l’Amore. Insegnarlo perché credano nell’Amore e nella sua potenza. Far loro conoscere cosa ha fatto Dio-Amore per gli uomini. Il suo Sacrificio e il suo Sacramento e Rito perpetui, per cui, sino alla fine dei secoli, noi potremo essere uniti a Gesù Cristo per l’Eucarestia e rinnovare il rito e il sacrificio come Egli comandò di fare.

Tutti doni dell’Amore perfetto! Far amare l’Amore, perché credano in Esso come noi vi abbiamo creduto e crediamo.

Seminare l’Amore perché sia abbondante la messe e la pesca, per il Signore. L’amore tutto ottiene, mi ha detto Maria nel suo ultimo discorso, a me, da Lei giustamente definito, nel collegio apostolico, colui che ama, l’amante per eccellenza, l’antitesi dell’Iscariota che fu l’odio, come Pietro l’irruenza e Andrea la mitezza, i figli d’Alfeo la santità e sapienza congiunta a nobiltà di modi, e così via. Io, l’amoroso, ora che non ho più il Maestro e la Madre da amare in Terra, andrò a spargere l’amore tra le genti.

L’amore sarà la mia arma e dottrina. E con esso vincerò il demonio, il paganesimo, e conquisterò molte anime.

Continuerò così Gesù e Maria, che furono l’amore perfetto in Terra».


[1] N.d.R Il cofano regalato dalla Maddalena alla Vergine SS., dove erano state conservate per più di vent’anni tutte le reliquie di Gesù: Il Santo Graal, le due Sindoni, il Velo di Niche (La Veronica), i chiodi, il ferro della lancia che trapassò il costato di Gesù, la corona di spine e altre cose minori.

2 Risposte a “Assunzione della B.V. Maria, solennità – Luca 1,39-56.”

  1. A.M. Come ogni altro scritto di Maria Valtorta, questo, ha una suo particolare valore di straordinarietà.
    E quanto si può scoprire sul valore della nostra fede che viene cos’ arricchita di particolari straordinari.
    Grazie Giovanna !

    1. Grazie a te Carlo per seguire così attentamente tutti gli scritti valtortiani. E quello di oggi è veramente straordinario e chiaro. Se tanti lo leggessero, quante cose potrebbero capire sulla Vergine Maria! La Pace sia con te. Giovanna

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