III DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) –  (Lc 24,13-35) –  I DISCEPOLI DI EMMAUS

a cura di Giovanna Busolini

(Sottolineature, grassetti e note sono i miei. Immagini tratte dal WEB)

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Prima Lettura

Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere.

Dagli Atti degli Apostoli
At 2,14.22-33

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Salmo Responsoriale

Dal Sal 15 (16)

R. Mostraci, Signore, il sentiero della vita.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.

Seconda Lettura

Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
1Pt 1,17-21

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

Vangelo

Lo riconobbero nello spezzare il pane.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Carissimi,

il Vangelo di Luca di questa III dom. del Tempo di Pasqua, ci racconta l’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus, dopo la Sua Risurrezione E PRIMA DI APPARIRE AGLI APOSTOLI NEL CENACOLO. Questa certezza ce la dà il fatto che Gesù chiede agli Apostoli (che dubitavano che lui fosse un fantasma) di mangiare qualche cosa e gli Apostoli gli danno un avanzo della loro cena, che Gesù mangia davanti ai loro occhi. Quindi Gesù appare dopo aver viaggiato assieme ai Discepoli di Emmaus ed essersi fermato a spezzare il pane con loro.

Ma dato che questo Vangelo è spesso interpretato come se Gesù avesse celebrato con loro una S. Messa, mi permetto di entrare nel testo canonico e farvi notare alcuni particolari che ci faranno capire che invece non si è trattato di un’Eucarestia, ma piuttosto di una splendida Catechesi che Gesù ha voluto fare ai due Discepoli confusi, smarriti e pieni di dubbi su chi fosse veramente stato il loro Maestro. Catechesi che finisce nella loro casa dove Gesù accetta di entrare e benedire il pane della loro cena ( come era usanza fare dal capofamiglia o dall’ospite tenuto in grande considerazione) e facendo loro credere che si sarebbe fermato a pernottare, ben sapendo invece che dopo aver benedetto il pane se ne sarebbe subito andato, in quanto doveva ancora apparire ai 10 Apostoli che non sapevano più cosa pensare del fatto che in tanti lo avevano già visto risorto, fuorché loro. 

Lc 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] ((G Dunque quel giorno, che poi di lì a poche settimane, si chiamerà “domenica”, è proprio quello della Risurrezione di Gesù. Ma Lui non apparirà agli Apostoli se non in serata e quindi quando i due Discepoli lasciano Gerusalemme, non hanno ancora notizie sicure sulla Risurrezione. Solo voci di donne (non credute dai più). Inoltre ricordiamoci che per gli ebrei il nuovo giorno iniziava intorno alle 18.00 di sera e che quindi i due che vanno verso Emmaus devono essere partiti presumibilmente prima di quell’ora.)) erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme,((G Che non sono pochi, ma neanche tantissimi considerando che parliamo di persone abituate a fare lunghi percorsi anche a piedi)) e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. ((G Notiamo bene che quindi è Gesù che impedisce loro di essere riconosciuto, e il motivo lo capiamo bene… prima doveva lasciarli parlare e poi doveva spiegare loro tutte le Scritture che a Lui si riferivano, perché un giorno potessero a loro volta diventare gli evangelizzatori dei loro FRATELLI EBREI CHE SI SAREBBERO CONVERTITI al cristianesimo!)) Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa ((G Questo Cleopa (o Cleofa o Clofé), (che viene erroneamente spesso confuso con un membro della famiglia del fratello di S. Giuseppe), era invece il figlio del sinagogo Cleofa di Emmaus. Cfr. NEL TESTO VALTORTIANO: «Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia». L’altro invece sappiamo, dai testi valtortiani, che si chiamava Simone ed era il suocero di Cleofa. Cfr. […] Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti, perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del profeta eravamo».)) gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione ((G Prendere il pane, rendere grazie, spezzarlo e darlo alla famiglia era abitualmente il compito del capofamiglia, e in questo caso i due Discepoli danno questo onore al Pellegrino per far capire il loro apprezzamento e ringraziamento di quello che lui aveva detto loro.)) lo spezzò e lo diede loro ((G Quindi il Pellegrino spezza il pane e lo dà loro, come avrebbe fatto un qualunque capofamiglia… Gesù non consacra il pane, non avviene una transustanziazione e questo lo capiremo molto bene dal testo valtortiano. Non celebra nessuna S. Messa, semplicemente fa quanto gli era stato chiesto. D’altronde non potrebbe essere una S. Messa in quanto i due Discepoli non sono ancora stati battezzati, come gli Apostoli e quindi non possono ricevere il Corpo di Cristo e comunque mancherebbe il Vino, che invece nelle prime Messe Apostoliche era sempre consacrato e distribuito ai presenti col Pane. Inoltre Gesù, durante il Suo periodo terreno fa DUE SOLE MESSE AUTENTICHE, la prima nell’Ultima Cena e la seconda a Betania nel giorno della Pasqua Supplementare – (Cfr. Evangelo. 636. La Pasqua supplementare. Poema: X, 22), che veniva celebrata dagli ebrei per quelli che, per motivi gravi, non avevano potuto adempiere al Precetto Pasquale nei giorni dovuti. La TERZA sarà l’Ultima Messa da Lui stesso celebrata prima della fine del mondo!!)) Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. ((G Ora Gesù può farsi riconoscere e apre loro gli occhi. Tutto è stato compiuto per loro e quindi prima di andarsene, il Risorto si rende visibile, così come ora Egli è: “Glorificato!”, prima di sparire davanti al loro occhi.))  Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici ((G In questo “11” c’è una imprecisione da parte di Luca, infatti noi sappiamo bene da Giovanni che Tommaso non era presente la domenica sera quando Gesù apparve agli Apostoli e che Gesù apparve nuovamente la settimana dopo proprio perché aspettava il ritrovamento di Tommaso per dare le Sue istruzioni a tutto il Gruppo Apostolico.)) e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». ((G Infatti, quando arrivano a Gerusalemme, Gesù è apparso anche agli Apostoli e ora loro possono confermare la Risurrezione di Gesù a tutti i Discepoli.)) Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. ((G Non riconosciuto per il gesto in sé, ma perché Lui si disvela per quello che è in quel momento. Il pane quindi rimase “pane” ed infatti noi leggiamo nei testi valtortiani qui sotto riportati, che: [] Gesù si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede. Spezza il pane e ne dà ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto. Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sull’avorio della pelle. Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l’aspetto. I due lo riconoscono e cadono in ginocchio… Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come reliquia, avvolto in un lino sul petto. […] Quindi come avete letto, nessuno si ciba di quel pane che viene invece messo sul petto, come ricordo di Lui. Infatti quando i discepoli di Emmaus (che si sono messi subito in viaggio) arrivano a notte tarda a Gerusalemme, vengono a sapere che Gesù era nel frattempo apparso anche a Simone e quindi pure agli altri 9 apostoli (Tommaso non era presente perché non ritrovato dopo la fuga del Giovedì Santo) e a tanti altri discepoli e possono così dare la loro testimonianza senza paura di essere creduti folli.

Maria Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato. [625.1-12] –

Apparizione ai Discepoli di Emmaus. Ed. CEV.

1Per una strada montuosa due uomini, di media età, vanno lesti volgendo le spalle a Gerusalemme, le cui alture scompaiono sempre più dietro le altre che si susseguono con ondulazioni di cime e di valli continue.

Parlano fra di loro. E il più anziano dice all’altro, che avrà un trentacinque anni al massimo: «Credi che è stato meglio fare così. Io ho famiglia e tu ce l’hai. Il Tempio non scherza. Vuole proprio farla finita. Avrà ragione? Avrà torto? Non lo so. So che in esso è chiaro il pensiero di finirla per sempre con tutto questo».

«Con questo delitto, Simone. Dàgli il nome giusto. Perché almeno delitto lo è».

«Secondo. In noi l’amore fa lievito contro il Sinedrio. Ma forse… chissà!».

«Niente. L’amore illumina. Non porta all’errore».

«Anche il Sinedrio, anche i sacerdoti e i capi amano. Loro amano Jeovè, Colui che tutto Israele ha amato da quando il patto fu stretto fra Dio e i Patriarchi. Allora pure ad essi l’amore è luce e non porta errore!».

«Non è amore per il Signore il loro. Sì. Israele da secoli è in quella Fede. Ma dimmi. Puoi dire che è ancora una fede quella che ci dànno i capi del Tempio, i farisei, gli scribi, i sacerdoti? Tu lo vedi. Con l’oro sacro al Signore – già si sapeva, o almeno si sospettava che ciò avvenisse – con l’oro sacro al Signore essi hanno pagato il Traditore e ora pagano le guardie. Il primo perché tradisse il Cristo, le seconde perché mentano. Oh! Io non so come la Potenza eterna si sia limitata a scardinare le muraglie e a lacerare il Velo! Ti dico che io avrei voluto che sotto le macerie seppellisse i nuovi filistei. Tutti!».

«Clofa! Tu saresti tutto vendetta».

«Vendetta sarei. Perché, ammettiamo che Egli fosse solo un profeta, è egli lecito uccidere un innocente? Perché innocente era! Lo hai mai visto fare uno dei delitti di cui fu accusato per ucciderlo?».

«No. Nessuno. 2Però un errore lo ha fatto».

«Quale, Simone?».

«Quello di non sprigionare potenza dall’alto della sua Croce. Per confermare la nostra fede e per punire gli increduli sacrileghi. Egli doveva raccogliere la sfida e scendere di Croce».[1]

«Ha fatto di più. È risorto».

«Sarà poi vero? Risorto come? Con lo Spirito solo o con lo Spirito e la Carne ?».

«Ma lo Spirito è eterno! Non ha bisogno di risorgere!», esclama Cleofa.

«Lo so anche io. Volevo dire: se è risorto con la sua unica natura di Dio, superiore ad ogni insidia dell’uomo. Perché ora il suo spirito fu insidiato col terrore dall’uomo. Hai sentito, eh? Marco[2] ha detto che nel Gestemani, dove Egli andava a pregare contro un masso, è tutto sangue. E Giovanni, che ha parlato con Marco, gli ha detto: “Non far calpestare quel luogo, perché è sangue sudato dall’Uomo Dio”. Se ha sudato sangue prima della tortura, deve ben avere avuto terrore di essa!».

«Nostro povero Maestro!…».

Tacciono afflitti.

3Li raggiunge Gesù e chiede: «Di chi parlavate? Sentivo nel silenzio le vostre parole a intervalli. Chi fu ucciso?».

È un Gesù velato sotto una apparenza modesta di povero viandante frettoloso. I due non lo ravvisano.

«Sei d’altri luoghi, uomo? Non sostasti in Gerusalemme? La tua veste polverosa ed i sandali così ridotti ci paiono di instancabile pellegrino».

«Lo sono. Vengo da molto lontano…».

«Stanco sarai, allora. E vai lontano?».

«Molto, ancora più di quanto Io ne venga».

«Hai commerci da fare? Mercati?».

«Ho da acquistare un numero sterminato di greggi per il più grande Signore. Tutto il mondo devo girare per scegliere pecore e agnelli, e scendere anche fra greggi selvatiche che pure, quando saranno rese domestiche, saranno migliori di quelle che selvatiche ora non sono».

«Difficile lavoro. E hai proseguito senza sostare in Gerusalemme?».

«Perché lo chiedete?».

«Perché tu solo sembri ignorare quanto in essa è accaduto in questi giorni».

«Che vi è accaduto?».

«Tu vieni da lontano e perciò forse non sai. Ma la tua parlata è pure galilea. Perciò, anche se servo di un re straniero o figlio di galilei espatriati, saprai, se sei circonciso, che da tre anni nella patria nostra era sorto un grande profeta di nome Gesù di Nazaret, potente in opere e in parole davanti a Dio e agli uomini, che andava predicando per tutto il Paese. E si diceva il Messia. Le sue parole e le sue opere erano realmente da Figlio di Dio, come Egli si diceva. Ma solo da Figlio di Dio. Tutto Cielo… Ora tu sai perché…4Ma sei circonciso?».

«Primogenito sono e sacro al Signore».

«Allora sai la nostra Religione?».

«Non ne ignoro una sillaba. Conosco i precetti e gli usi.

L’halascia, il midrascia e l’aggada mi sono note come gli elementi dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della luce, che sono i primi a cui tende l’intelligenza, l’istinto, il bisogno dell’uomo che da poco è nato da seno».

«Orbene, allora tu sai che Israele ebbe promesso il Messia, ma come re potente che avrebbe riunito Israele. Questo invece così non era…».

«Come, dunque?».

«Egli non mirava a terreno potere. Ma di un regno eterno e spirituale si diceva re. Egli non ha riunito, ma anzi ha scisso Israele, perché ora esso è diviso fra coloro che in Lui credono e coloro che malfattore lo dicono. In verità, di re non aveva stoffa, perché voleva solo mitezza e perdono. E come soggiogare e vincere con queste armi?…».

«E allora?».

«E allora i capi dei Sacerdoti e gli Anziani d’Israele lo presero e lo hanno giudicato reo di morte… accusandolo, per verità, di colpe non vere. Sua colpa era essere troppo buono e troppo severo…».

«Come poteva, se era l’uno, essere l’altro?».

«Poteva, perché era troppo severo nel dire le verità ai Capi d’Israele e troppo buono nel non fare su essi miracolo di morte, fulminando i suoi ingiusti nemici».

«Severo come il Battista era?».

«Ecco… non saprei. Duramente rimproverava, specie negli ultimi tempi, scribi e farisei, e minacciava quelli del Tempio come segnati dall’ira di Dio. Ma poi, se uno era peccatore e si pentiva, ed Egli vedeva nel suo cuore vero pentimento, perché il Nazareno leggeva nei cuori meglio che uno scriba nel testo, allora era più dolce di una madre».

«E Roma ha permesso fosse ucciso un innocente?».

«Lo ha condannato Pilato… Ma non voleva e lo diceva “Giusto”. Ma di accusarlo a Cesare lo minacciarono ed ebbe paura.

5Insomma fu condannato alla croce e vi morì. E questo, insieme al timore dei sinedristi, ci ha molto avviliti. Perché io sono Clofé figlio di Clofé e questo è Simone, ambedue di Emmaus, e parenti, perché io sono lo sposo della sua prima figlia, e discepoli del profeta eravamo».

«E ora non lo siete più?».

«Noi speravamo che sarebbe Lui che libererebbe Israele e anche che, con un prodigio, confermasse le sue parole. Invece!…».

«Che parole aveva dette?».

«Te lo abbiamo detto: “Io sono venuto al Regno di Davide. Io sono il Re pacifico” e così via. E diceva: “Venite al Regno”, ma poi non ci ha dato il regno. E diceva: “Il terzo giorno risorgerò”. Ora è il terzo giorno che è morto. Anzi è già compiuto, perché l’ora di nona è già trascorsa, e Lui non è risorto. Delle donne e delle guardie dicono che sì, è risorto. Ma noi non lo abbiamo visto. Dicono le guardie, ora, che così hanno detto per giustificare il furto del cadavere fatto dai discepoli del Nazareno. Ma i discepoli!… Noi lo abbiamo tutti lasciato per paura mentre era vivo… e non certo lo abbiamo rapito ora che è morto. E le donne… chi ci crede ad esse? Noi ragionavamo di questo. E volevamo sapere se Egli si è inteso di risorgere solo con lo Spirito tornato divino, o se anche con la Carne. Le donne dicono che gli angeli – perché dicono di avere visto anche gli angeli dopo il terremoto, e può essere, perché già il venerdì sono apparsi i giusti fuori dai sepolcri – dicono che gli angeli hanno detto che Egli è come uno che non è mai morto. E tale infatti alle donne parve di vederlo. Ma però due di noi, due capi, sono andati al Sepolcro. E, se lo hanno visto vuoto, come le donne hanno detto, non hanno visto Lui, né lì, né altrove. Ed è una grande desolazione, perché non sappiamo più che pensare!».

6«Oh! come siete stolti e duri nel comprendere! e come lenti nel credere alle parole dei profeti! E non era ciò stato detto? L’errore di Israele è questo: dell’avere male interpretato la regalità di Cristo. Per questo Egli non fu creduto. Per questo Egli fu temuto. Per questo ora voi dubitate. In alto, in basso, nel Tempio e nei villaggi, ovunque si pensava ad un re secondo l’umana natura. La ricostruzione del regno d’Israele non era limitata, nel pensiero di Dio, nel tempo, nello spazio e nel mezzo, come fu in voi.

Non nel tempo: ogni regalità, anche la più potente, non è eterna. Ricordate i potenti Faraoni che oppressero gli ebrei ai tempi di Mosè. Quante dinastie non sono finite, e di esse restano mummie senz’anima in fondo ad ipogei segreti! E resta un ricordo, se pur resta quello, del loro potere di un’ora, e anche meno, se misuriamo i loro secoli sul Tempo eterno. Questo Regno è eterno.

Nello spazio. Era detto: regno di Israele. Perché da Israele è venuto il ceppo della razza umana; perché in Israele è, dirò così, il seme di Dio, e perciò, dicendo Israele, volevasi dire: il regno dei creati da Dio. Ma la regalità del Re Messia non è limitata al piccolo spazio della Palestina, ma si estende da settentrione a meridione, da oriente e occidente, dovunque è un essere che nella carne abbia uno spirito, ossia dovunque è un uomo. Come avrebbe potuto uno solo accentrare in sé tutti i popoli fra loro nemici e farne un unico regno senza spargere a fiumi il sangue e tenere tutti soggetti con crudeli oppressioni d’armati? E come allora avrebbe potuto essere il re pacifico di cui parlano i profeti?

Nel mezzo: il mezzo umano, ho detto, è l’oppressione. Il mezzo sovrumano è l’amore. Il primo è sempre limitato, perché i popoli ben si rivoltano all’oppressore. Il secondo è illimitato, perché l’amore è amato o, se amato non è, è deriso. Ma, essendo cosa spirituale, non può mai essere direttamente aggredito. E Dio, l’Infinito, vuole mezzi che come Lui siano. Vuole ciò che finito non è perché eterno è: lo spirito; ciò che è dello spirito; ciò che porta allo Spirito. Questo è stato l’errore: di avere concepito nella mente un’idea messianica sbagliata nei mezzi e nella forma.

Quale è la regalità più alta? Quella di Dio. Non è vero? Or dunque, questo Ammirabile, questo Emmanuele, questo Santo, questo Germe sublime, questo Forte, questo Padre del secolo futuro, questo Principe della pace, questo Dio come Colui dal quale Egli viene, perché tale è detto e tale è il Messia, non avrà una regalità simile a quella di Colui che lo ha generato? Sì, che l’avrà. Una regalità tutta spirituale ed eterna, pura da rapine e sangue, ignara di tradimenti e soprusi. La sua Regalità! Quella che la Bontà eterna concede anche ai poveri uomini, per dare onore e gioia al suo Verbo.

7Ma non è detto da Davide che questo Re potente ha avuto messa sotto i suoi piedi ogni cosa a fargli da sgabello? Non è detta da Isaia tutta la sua Passione e da Davide numerate, potrebbesi dire, anche le torture? E non è detto che Egli è il Salvatore e Redentore, che col suo olocausto salverà l’uomo peccatore?

E non è precisato, e Giona ne è segno, che per tre giorni sarebbe ingoiato dal ventre insaziabile della Terra e poi ne sarebbe espulso come il profeta dalla balena? E non è stato detto da Lui: “Il Tempio mio, ossia il mio Corpo, il terzo dì dopo essere stato distrutto, sarà da Me (ossia da Dio) ricostruito”? E che pensavate? Che per magia Egli rialzasse le mura del Tempio? No. Non le mura. Ma Se stesso. E solo Dio poteva far sorgere Se stesso. Egli ha rialzato il Tempio vero: il suo Corpo di Agnello. Immolato, così come ne ebbe l’ordine e la profezia Mosè, per preparare il “passaggio” da morte a Vita, da schiavitù a libertà, degli uomini figli di Dio e schiavi di Satana.

“Come è risorto?”, vi chiedete. Io rispondo: È risorto con la sua vera Carne e col suo divino Spirito che l’abita, come in ogni carne mortale è l’anima abitante regina nel cuore. Così è risorto dopo aver tutto patito per tutto espiare, e riparare all’Offesa primigenia e alle infinite che ogni giorno dall’Umanità vengono compite. È risorto come era detto sotto il velo delle profezie. Venuto al suo tempo, vi ricordo Daniele, al suo tempo fu immolato. E, udite e ricordate, al tempo predetto dopo la sua morte la città deicida sarà distrutta.

8Io ve ne consiglio: leggete con l’anima, non con la mente superba, i profeti, dal principio del Libro alle parole del Verbo immolato; ricordate il Precursore che lo indicava Agnello; risovvenitevi quale era il destino del simbolico agnello mosaico. Per quel sangue furono salvati i primogeniti d’Israele. Per questo Sangue saranno salvati i primogeniti di Dio, ossia quelli che con la buona volontà si saranno fatti sacri al Signore. Ricordate e comprendete il messianico salmo di Davide e il messianico profeta Isaia. Ricordate Daniele, riportatevi alla memoria, ma alzando questa dal fango all’azzurro celeste, ogni parola sulla regalità del Santo di Dio, e comprenderete che altro segno più giusto non vi poteva essere dato più forte di questa vittoria sulla Morte, di questa Risurrezione da Se stesso compiuta.

Ricordatevi che disforme alla sua misericordia e alla sua missione sarebbe stato il punire dall’alto della Croce coloro che su essa lo avevano messo. Ancora Egli era il Salvatore, anche se era Crocifisso schernito e inchiodato ad un patibolo! Crocifisse le membra, ma libero lo spirito e il volere. E con questi volle ancora attendere, per dare tempo ai peccatori di credere e di invocare, non con urlo blasfemo, ma con gemito di contrizione, il suo Sangue su loro. 9Ora è risorto. Tutto ha compiuto. Glorioso era avanti la sua incarnazione. Tre volte glorioso lo è ora che, dopo essersi annichilito per tanti anni in una carne, ha immolato Se stesso, portando l’Ubbidienza alla perfezione del saper morire sulla croce per compiere la Volontà di Dio. Gloriosissimo, in un con la Carne glorificata, adesso che Egli ascende al Cielo ed entra nella Gloria eterna, iniziando il Regno che Israele non ha compreso.

Ad esso Regno Egli, più che mai pressantemente, con l’amore e l’autorità di cui è pieno, chiama le tribù del mondo. Tutti come videro e previdero i giusti di Israele ed i profeti, tutti i popoli verranno al Salvatore.  E non vi saranno più Giudei o Romani, Sciti o Africani, Iberi o Celti, Egizi o Frigi. L’oltre Eufrate si unirà alle sorgenti del Fiume perenne. Gli iperborei a fianco dei numidi verranno al suo Regno, e cadranno razze e idiomi. Costumi e colori di pelle e capelli non avranno più luogo. Ma sarà uno sterminato popolo fulgido e candido, un unico linguaggio, un solo amore. Sarà il Regno di Dio. Il Regno dei Cieli. Monarca eterno: l’Immolato Risorto. Sudditi eterni: i credenti nella sua Fede. Vogliate credere per essere di esso.

10Ecco Emmaus, amici. Io vado oltre. Non è concessa sosta al Viandante che tanta strada ha da fare».

«Signore, tu sei istruito più di un rabbi. Se Egli non fosse morto, diremmo che Egli ci ha parlato. Ancora vorremmo udire da te altre e più estese verità. Perché ora, noi pecore senza pastore, turbate dalla bufera dell’odio d’Israele, più non sappiamo comprendere le parole del Libro. Vuoi che veniamo con te? Vedi, ci istruiresti ancora, compiendo l’opera del Maestro che ci fu tolto».

«L’avete avuto per tanto e non vi poté fare completi? Non è questa una sinagoga?».

«Sì. Io sono Cleofa, figlio di Cleofa il sinagogo, morto nella sua gioia di avere conosciuto il Messia».

«E ancora non sei giunto a credere senza nube? Ma non è colpa vostra. Ancora dopo il Sangue manca il Fuoco. E poi crederete, perché comprenderete. Addio».

«O Signore, già la sera si appressa e il sole si curva al suo declino. Stanco sei, e assetato. Entra. Resta con noi. Ci parlerai di Dio mentre divideremo il pane e il sale».

11Gesù entra e viene servito, con la solita ospitalità ebraica, di bevande e acque per i piedi stanchi.

Poi si mettono a tavola e i due pregano di offrire per loro il cibo.

Gesù si alza tenendo sulle palme il pane e, alzati gli occhi al cielo rosso della sera, rende grazie del cibo e si siede. Spezza il pane e ne dà ai suoi due ospiti. E nel farlo si disvela per quello che Egli è: il Risorto. Non è il fulgido Risorto apparso agli altri a Lui più cari. Ma è un Gesù pieno di maestà, dalle piaghe ben nette nelle lunghe Mani: rose rosse sull’avorio della pelle. Un Gesù ben vivo nella sua Carne ricomposta. Ma anche ben Dio nella imponenza degli sguardi e di tutto l’aspetto.

I due lo riconoscono e cadono in ginocchio… Ma, quando osano alzare il viso, di Lui non resta che il pane spezzato. Lo prendono e lo baciano. Ognuno prende il proprio pezzo e se lo mette, come reliquia, avvolto in un lino sul petto.

Piangono dicendo: «Egli era! E non lo conoscemmo. Eppure non sentivi tu arderti il petto mentre ci parlava e ci accennava le Scritture?».

«Sì. E ora mi pare di vederle di nuovo. E nella luce che dal Cielo viene. La luce di Dio. E vedo che Egli è il Salvatore».

12«Andiamo. Io non sento più stanchezza e fame. Andiamo a dirlo a quelli di Gesù, in Gerusalemme».

«Andiamo. Oh! se il vecchio padre mio avesse potuto godere quest’ora!».

«Ma non lo dire! Egli più di noi ne ha goduto. Senza il velo usato per pietà della nostra debolezza carnale, egli, il giusto Clofé, ha visto col suo spirito il Figlio di Dio rientrare nel Cielo. Andiamo! Andiamo! Giungeremo a notte alta. Ma, se Egli lo vuole, ci darà maniera di passare. Se ha aperto le porte di morte, ben potrà aprire le porte delle mura! Andiamo».

E nel tramonto tutto purpureo vanno solleciti verso Gerusalemme.

[1] NDR Buon per tutti che Gesù abbia fatto questo “presunto errore!!” Se infatti fosse sceso dalla Croce avrebbe distrutto la Redenzione ! Certo stupisce che discepoli che credevano in Lui come Messia possano attribuirgli degli errori come se fosse stato un qualunque Profeta del passato! Superbia umana anche nei più buoni!

[2] NDR Sembrerebbe trattarsi di Marco, figlio dei guardiani del Getsemani e forse il futuro evangelista.