XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – Il tesoro nascosto, la rete gettata in mare e la perla preziosa.

a cura di Giovanna Busolini

(Sottolineature, grassetti e note sono i miei. Immagini tratte dal WEB.)

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Prima Lettura

Hai domandato per te la sapienza.

Dal primo libro dei Re
1Re 3,5.7-12

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

Salmo Responsoriale
Dal Sal 118 (119)

R. Quanto amo la tua legge, Signore!

La mia parte è il Signore:
ho deciso di osservare le tue parole.
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento. R.

Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo.
Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,
perché la tua legge è la mia delizia. R.

Perciò amo i tuoi comandi,
più dell’oro, dell’oro più fino.
Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti
e odio ogni falso sentiero. R.

Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici. R.

Seconda Lettura

Ci ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,28-30
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

Vangelo

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Carissimi,

anche la prossima domenica ci ritroviamo a meditare sul Vangelo secondo Matteo e sulle parabole di Gesù. Parabole che sono oggi veramente ridotte all’osso ed è ovvio che Gesù non si doveva essere limitato a queste poche parole quando le ha raccontate! Come già spiegato da Gesù in un Suo dettato, i Vangeli sono la Sua Ossatura (l’essenziale per la salvezza), ma tutto il Suo Corpo è presente nell’Opera valtortiana che Lui stesso chiama “la Sua Creatura”. Non un 5° Vangelo, ma un ampliamento, con tante spiegazioni, dell’unico Vangelo che esiste, la Sua Vita, così come lui stesso ce l’ha voluta rispiegare ed illuminare con dovizie di dettagli e particolari!

Ed in effetti se dei 4 Vangeli dobbiamo dire: “Secondo Matteo, Marco, Luca o Giovanni” (perché sempre rimane la loro libera volontà di esporre e anche il metodo espositivo e la cultura, e, soprattutto, le conoscenze personali di chi scrive), nell’Evangelo rivelato a Maria Valtorta, possiamo dire (come Maria d’altronde giura sulla Bibbia per ordine di Gesù) che questa è la Vita di Gesù, secondo Gesù Cristo e non certo secondo Maria Valtorta, perché lei  non scrive niente di suo. Non c’è il suo stile nei brani dettati o nei dialoghi delle persone che incontra! Il suo stile è solo nel modo di esporre la visione o l’apparizione, o i commenti suoi personali, ma le parole dette e da lei ascoltate sono e restano di chi le dice e la differenza si nota subito.

Maria Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato. [237, 4-5] – ed. CEV

La parabola del tesoro nascosto.

[…] «La pace a voi tutti, che per stadi e solleoni siete venuti ad udire la Buona Novella.

In verità vi dico che voi cominciate a comprendere realmente ciò che è il Regno di Dio, quanto sia prezioso il suo possesso e beato l’appartenervi. Ed ogni fatica perde per voi il valore che per altri conserva, perché l’animo comanda in voi e dice alla carne: “Giubila che io ti opprima. È per la tua beatitudine che lo faccio. Quando sarai riunita a me, dopo la finale risurrezione, tu mi amerai per quanto ti ho conculcata e vedrai in me il tuo secondo salvatore”. Non dice così lo spirito vostro? Ma sì che lo dice! Voi ora basate le vostre azioni sull’insegnamento delle mie parabole lontane. Ma ora Io vi do altre luci per sempre più farvi innamorati di questo Regno che vi aspetta e il cui valore non è misurabile.

Udite: Un uomo, andato per caso in un campo per prendere terriccio per portarlo nel suo orticello, nello scavare faticosamente la terra dura trova, sotto qualche strato di terra, un filone di metallo prezioso. Che fa allora quell’uomo? Ricopre con la terra la scoperta fatta. Non gli importa di lavorare più ancora, perché la scoperta merita la fatica. E poi va a casa sua, raggranella tutte le sue ricchezze in denaro o in oggetti e queste ultime le vende per avere molto denaro. Poi va dal padrone del campo e gli dice: “Mi piace il tuo campo. Quanto vuoi per vendermelo?”. “Ma io non lo vendo”, dice l’altro. Ma l’uomo offre somme sempre più forti, sproporzionate al valore del campo, e finisce a sedurre il padrone di esso, il quale pensa: “Questo uomo è un pazzo! Ma, posto che lo è, io me ne avvantaggio. Prendo la somma che mi offre. Non è uno strozzinaggio perché è lui che me la vuole dare. Con essa mi comprerò almeno tre altri campi, e più belli”, e fa la vendita, convinto di avere fatto uno splendido affare. Ma invece è l’altro che fa l’affare splendido, perché si priva di oggetti che possono essere asportati dal ladro o perduti o consumati, e si procura un tesoro che per essere vero, naturale, è inesauribile. Merita dunque di sacrificare quanto ha per questo acquisto, rimanendo per qualche tempo col solo possesso del campo, ma in realtà possedendo per sempre il tesoro celato in esso.

Voi questo lo avete capito e fate come l’uomo della parabola. Lasciate le effimere ricchezze per possedere il Regno dei Cieli. Le vendete agli stolti del mondo, le cedete ad essi, accettate di essere derisi per questo che agli occhi del mondo pare stolto modo di agire. Fate così, sempre così, e il Padre vostro che è nei Cieli, giubilando, vi darà un giorno il vostro posto nel Regno.

Tornate alle vostre case prima che venga il sabato, e nel giorno del Signore pensate alla parabola del tesoro che è il Regno celeste. La pace sia con voi».

Maria Valtorta: L’Evangelo come mi è stato rivelato. [239.5-9] – ed. CEV

La parabola della rete gettata in mare.

LA PARABOLA DELLE RETI – Notizie Cristiane

[…]Gesù inizia a parlare:

«Dei pescatori uscirono al largo e gettarono nel mare la loro rete, e dopo il tempo dovuto la tirarono a bordo. Con molta fa­tica compivano così il loro lavoro per ordine di un padrone che li aveva incaricati di fornire di pesce prelibato la sua città, di­cendo loro anche: “Però quei pesci che sono nocivi o scadenti non state neppure a trasportarli a terra. Ributtateli in mare. Altri pescatori li pescheranno e, poiché sono pescatori di un altro padrone, li porteranno alla città dello stesso, perché là si consuma ciò che è nocivo e che rende sempre più orrida la città del mio nemico. Nella mia, bella, luminosa, santa, non deve entrare nulla di malsano”.

   Tirata perciò a bordo la rete, i pescatori iniziarono il lavoro di cernita. I pesci erano molti, di diverso aspetto, grossezza e colore. Ve ne erano di bell’aspetto, ma con una carne piena di spine, dal cattivo sapore, dal grosso buzzo pieno di fanghiglia, di vermi, di erbe marce che aumentavano il sapore cattivo del­la carne del pesce. Altri invece erano di brutto aspetto, un mu­so che pareva il ceffo del delinquente o di un mostro da incubo, ma i pescatori sapevano che la loro carne è squisita. Altri, per essere insignificanti, passavano inavvertiti. I pescatori lavora­vano, lavoravano. Le ceste erano colme di pesce squisito ormai e nella rete erano i pesci insignificanti. “Ormai basta. Le ceste sono colme. Gettiamo tutto il resto a mare”, dissero molti pe­scatori.

         Ma uno, che poco aveva parlato, mentre gli altri avevano magnificato o deriso ogni pesce che capitava loro fra le mani, rimase a frugare nella rete e tra la minutaglia insignificante scoperse ancora due o tre pesci, che mise al disopra di tutti nelle ceste. “Ma che fai?”, chiesero gli altri. “Le ceste sono complete, belle. Tu le sciupi mettendovi sopra per traverso quel povero pesce lì. Sembra che tu lo voglia celebrare come il più bello”. “Lasciatemi fare. Io conosco questa razza di pesci e so che rendimento e che piacere danno”.

Questa è la parabola, che finisce con la benedizione del pa­drone al pescatore paziente, esperto e silenzioso, che ha saputo discernere fra la massa i migliori pesci.

6Ora udite l’applicazione di essa.

Il padrone della città bella, luminosa e santa, è il Signore. La città è il Regno dei Cieli. I pescatori, i miei apostoli. I pesci del mare, l’umanità nella quale è presente ogni categoria di persone. I pesci buoni, i santi.

    Il padrone della città orrida è Satana. La città orrida, l’In­ferno. I suoi pescatori, il mondo, la carne, le passioni malvagie incarnate nei servi di Satana sia spirituali, ossia demoni, sia umani, ossia uomini che sono i corruttori dei loro simili. I pesci cattivi, l’umanità non degna del Regno dei Cieli: i dannati.

    Fra i pescatori delle anime per la Città di Dio ci saranno sempre quelli che emuleranno la capacità paziente del pesca­tore che sa perseverare nella ricerca, proprio negli strati dell’umanità, dove altri suoi compagni, più impazienti, hanno levato solo le bontà che appaiono tali a prima vista. E vi sa­ranno purtroppo anche pescatori che, per essere troppo svagati e ciarlieri, mentre il lavoro di cernita esige attenzione e silen­zio per udire le voci delle anime e le indicazioni soprannatura­li, non vedranno pesci buoni e li perderanno. E vi saranno quelli che per troppa intransigenza respingono anche anime che non sono perfette nell’aspetto esteriore ma ottime per tutto il resto.

   Che vi importa se uno dei pesci che catturate per Me mostra i segni di lotte passate, presenta mutilazioni prodotte da tante cause, se poi queste non ledono il suo spirito? Che vi importa se uno di questi, per liberarsi dal Nemico, si è ferito e si pre­senta con queste ferite, se il suo interno mostra la sua chiara volontà di voler essere di Dio? Anime provate, anime sicure. Più di quelle che sono come infanti salvaguardati dalle fasce, dalla cuna e dalla mamma, e che dormono sazi e buoni, o sor­ridono tranquilli, ma che però possono in seguito, con la ragio­ne e l’età, e le vicende della vita che avanzano, dare dolorose sorprese di deviazioni morali.

  7Vi ricordo la parabola del figliuol prodigo. Altre ne udrete, perché sempre Io mi studierò a infondervi un retto discerni­mento nel modo di vagliare le coscienze e di scegliere il modo con cui guidare le coscienze, che sono singole, ed ognuna, per­ciò, ha il suo speciale modo di sentire e di reagire alle tentazio­ni e agli insegnamenti.

   Non crediate facile l’essere cernitore di animi. Tutt’altro. Ci vuole occhio spirituale tutto luminoso di luce divina, ci vuole intelletto infuso di divina sapienza, ci vuole possesso delle virtù in forma eroica, prima fra tutte la carità. Ci vuole capa­cità di concentrarsi nella meditazione, perché ogni anima è un testo oscuro che va letto e meditato. Ci vuole unione continua con Dio, dimenticando tutti gli interessi egoisti. Vivere per le anime e per Dio. Superare prevenzioni, risentimenti, antipatie. Essere dolci come padri e ferrei come guerrieri. Dolci per con­sigliare e rincuorare. Ferrei per dire: “Ciò non è lecito e non lo farai“. Oppure: “Ciò è bene si faccia e tu lo farai“. Perché, pen­satelo bene, molte anime saranno gettate negli stagni infernali. Ma non saranno solo anime di peccatori. Anche anime di pe­scatori evangelici vi saranno: quelle di coloro che avranno mancato al loro ministero, contribuendo alla perdita di molti spiriti.

Verrà il giorno – l’ultimo giorno della Terra, il primo della Gerusalemme completata e eterna – in cui gli angeli, come i pescatori della parabola, separeranno i giusti dai malvagi, per­ché al comando inesorabile del Giudice i buoni passino al Cie­lo e i cattivi nel fuoco eterno. E allora sarà resa nota la verità circa i pescatori ed i pescati, cadranno le ipocrisie e apparirà il popolo di Dio quale è, coi suoi duci e i salvati dai duci. Vedre­mo allora che tanti, fra i più insignificanti all’esterno o i più malmenati all’esterno, sono gli splendori del Cielo, e che i pe­scatori quieti e pazienti sono quelli che più hanno fatto, splen­dendo ora di gemme per quanti sono i loro salvati.

La parabola è detta e spiegata».

8«E mio fratello?!.. . Oh! ma!…». Pietro lo guarda, lo guarda… poi guarda la Maddalena…

«No, Simone. In quella io non ci ho merito. Il Maestro solo ha fatto», dice schietto Andrea.

    «Ma gli altri pescatori, quelli di Satana, prendono dunque gli avanzi?», chiede Filippo.

    «Tentano prendere i migliori, gli animi capaci di maggior prodigio di Grazia, ed usano degli stessi uomini per farlo, oltre che delle loro tentazioni. Ce ne sono tanti nel mondo che per un piatto di lenticchie rinunciano alla primogenitura!».

La parabola della perla preziosa.

La perla preziosa e il tesoro nascosto - XVII Domenica Ord A ...

«Maestro, l’altro giorno Tu dicevi che molti sono quelli che si lasciano sedurre da cose del mondo. Sarebbero ancora quelli che pescano per Satana?», chiede Giacomo d’Alfeo.

«Sì, fratello mio. In quella parabola l’uomo si lasciò sedurre dal molto denaro che poteva dare molto godimento, perdendo ogni diritto al Tesoro del Regno. Ma in verità vi dico che su cento uomini solo un terzo sa resistere alla tentazione dell’oro o ad altre seduzioni, e di questo terzo solo la metà sa farlo in maniera eroica. Il mondo muore asfissiato per aggravarsi vo­lontariamente dei lacci del peccato. Vale meglio essere spogli di tutto anziché avere ricchezze irrisorie e illusorie. Sappiate fare come i saggi gioiellieri, i quali, saputo che in un luogo è stata pescata una perla rarissima, non si preoccupano di trat­tenere tante piccole gioie nei loro forzieri, ma di tutto si libe­rano per acquistare quella perla meravigliosa».

«Ma allora perché Tu stesso metti delle differenze nelle mis­sioni che dai alle persone che ti seguono, e dici che noi le mis­sioni le dobbiamo tenere come dono di Dio? Allora bisognereb­be rinunciare anche a queste, perché anche queste sono bricio­le rispetto al Regno dei Cieli», dice Bartolomeo.

   «Non briciole: mezzi sono. Briciole sarebbero, meglio anco­ra, sarebbero festuche di paglia sudicia, se divenissero scopo umano nella vita. Quelli che armeggiano per avere un posto a scopo di utile umano fanno di quel posto, anche se santo, una festuca di paglia sudicia. Ma fatene una ubbidiente accettazione, un gioioso dovere, un totale olocausto, e ne farete una perla rarissima. La missione è un olocausto, se compiuta senza riser­va, è un martino, è una gloria. Gronda lacrime, sudore, san­gue. Ma forma corona di eterna regalità».

9«Tu sai proprio rispondere a tutto!».

   «Ma mi avete capito? Comprendete ciò che Io dico con pa­ragoni trovati nelle cose di ogni giorno, illuminate però da una luce soprannaturale che ne fa spiegazione a cose eterne?».

«Sì, Maestro».

   «Ricordatevi allora il metodo per istruire le turbe. Perché questo è uno dei segreti degli scribi e dei rabbi: ricordare. In verità vi dico che ognuno di voi, istruito nella sapienza di pos­sedere il Regno dei Cieli, è simile ad un padre di famiglia che trae fuori dal suo tesoro ciò che serve alla famiglia, usando co­se antiche o cose nuove, ma tutte per l’unico scopo di procurare il benessere ai propri figli.».